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ETICA DELL'ASCOLTO

Kofler Massimo

Ipotizzo che l'ascolto vada classificato come un’arte non sufficientemente e adeguatamente praticata. Il concetto (di ascolto) è chiaro ma la sua applicazione non lo è.

Non di rado s’inizia una conversazione e anziché lasciare agli altri il tempo di esplicare le proprie osservazioni, si riformula immediatamente il tema, ci si risponde da soli o quanto meno si rimarca prontamente il nostro punto di vista.

In parole semplici si può affermare che non diamo a noi stessi la possibilità di ascoltare, perché non smettiamo di parlare.

Inoltre, anche quando ci fermiamo e aspettiamo il commento altrui, spesso non lo ascoltiamo veramente, o peggio non comprendiamo adeguatamente ciò che ci viene detto poiché siamo mentalmente già impegnati a formulare una risposta a ciò che supponiamo gli/le altri/e ci diranno.

Desideriamo essere percepiti come persone pronte, sveglie e preparate, in possesso di un'immediata e brillante risposta a qualsivoglia domanda o commento.

È invece fondamentale Voler ascoltare ogni parola, Voler raccogliere ogni sfumatura e Voler prestare attenzione anche al linguaggio non verbale del corpo.

Ad esempio, se qualcuno/a è eccitato all'idea di scambiare informazioni, di esporre il suo pensiero focale (il punto chiave, il nocciolo). istintivamente si sporgerà in avanti, come per dire "non perderti questo concetto, perché è molto importante".

Quindi è opportuno rimanere tranquilli, per assaporare ogni termine, per notare l'inflessione delle parole, le variazioni dell'intensità, del timbro della voce e per osservare con attenzione ogni possibile indizio/suggerimento che traspare dal comportamento non verbale.

Alcune "rappresentazioni mentali" vengono ripetute più volte in maniere talvolta differenti, allo scopo di rimarcare significativamente lo stesso concetto...

Quantomeno qualche secondo di elaborazione del pensiero è utile prima di aprire nuovamente la bocca, anche per non sentirci colpevoli di aver "canticchiato una conversazione", di aver parlato troppo escludendo o tagliando brutalmente le risposte degli altri/e.

Quei secondi talvolta ci sembrano un'eternità, ma è fondamentale offrire alla persona con cui comunichiamo il tempo ottimale a consentire la comprensione del nostro intimo pensiero.

Ciò costruisce e fortifica rispetto e credibilità e amplia le opportunità di impreziosire la trasmissione e la ricezione dei dati.

Se concediamo a noi stessi il tempo per "ascoltare le sfumature cerebrali" rimarremo sorpresi dalla bellezza del “parlare poco” e dell'ascoltare con genuina attenzione.

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