Il termine deriva da Serendip, antico nome persiano dello Sri Lanka. Venne introdotto da scrittore Horace Walpole (1717-1797)
che lo utilizzò in una lettera a Horace Mann, un suo amico inglese che viveva a Firenze.
Walpole fu probabilmente ispirato dalla fiaba persiana "Tre prìncipi di Serendippo" di
Cristoforo Armeno nel cui racconto i tre protagonisti trovano sul loro cammino una serie di indizi, ripetutamente fortunosi
e provvidenziali. La storia descrive le scoperte dei prìncipi come intuizioni dovute sia al caso che allo spirito acuto e alla loro
capacità di osservazione.
Oltre che venire percepita come "sensazione" la serendipità può influire nella ricerca scientifica, ad esempio quando
un'importante scoperta avviene mentre lo studio si focalizza in un ambito completamente differente.
La serendipità nella scienza pare talvolta contrapporsi all'indagine sistematica
dal momento che in alcune scoperte (come nella vita reale) è insito qualche elemento di imprevedibilità/casualità.
Una scoperta scientifica ottenuta per serendipità (intuitiva) è cosa diversa dall'ottenimento di una conferma
sperimentale basata su una teoria interpretativa di eventi, noti e correlati. .
Per "visualizzare" il concetto e le sue conseguenze (specialmente nelle scienze Statistiche) può servire
questa frase di Julius Comroe Jr.; « La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino. ».
La serendipità (in inglese Serendipity) è quindi un'astrazione al seguito di una situazione casuale che potrebbe
rivelarsi tuttavia utile e connessa agli sviluppi del mondo reale.
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